Milano, 21 gennaio 2012
Con uno scatto nelle ultime settimane dell'anno, i fondi pensione negoziali chiudono il 2011 con una performance media molto vicina alla parità. Non era mai accaduto prima, ma il rendimento zero – che in passato poteva essere considerato un incubo – rappresenta un risultato di tutto rispetto considerata la crisi del debito sovrano europeo. E italiano in particolare, visto che nei BTp i fondi di categoria investono una quota assai significativa, pari a 6,5 miliardi di euro, il 29% del totale. Mentre la stessa sopravvivenza dell'euro viene messa in discussione, una chiusura piatta dell'anno viene accolta in questi giorni con una certa soddisfazione tra gli addetti ai lavori, che stanno analizzando i risultati. È il caso innanzitutto di sottolineare come i dati non ancora definitivi, fermi cioè a novembre, siano tra i peggiori (vedi tabella a destra); al loro arrivo non potrà dunque che migliorare la media che per il momento si attesta allo 0,13%. Lontana dalla performance del secondo pilastro la rivalutazione del trattamento di fine rapporto, assestato al 3,5% per il 2011. Una distanza inevitabile, visto che il Tfr si calcola sommando l'1,5% con il 75% dell'inflazione (al 3,3% nel dicembre scorso); ma di cui la previdenza riesce a beneficiare, almeno per quanto riguarda i comparti garantiti agganciati alla rivalutazione della liquidazione (la gran parte dei quali prossimi ormai alla scadenza dei mandati, come spiegato su «Plus24» di sabato scorso).
In questo bilancio 2011 ancora provvisorio non mancano luci e ombre su cui soffermarsi. Innanzitutto è il caso di sottolineare la rilevante dispersione statistica di risultati tra comparti analoghi: in particolare tra le linee garantite, che vedono agli estremi opposti quella di Prevaer e di Cometa.
Per l'aderente, la rilevanza della performance dei comparti garantiti è relativa. Accusa il ribasso chi decide di trasferire la propria posizione verso un altro comparto o altro fondo, non chi invece mantiene la propria posizione nel caso dei quattro eventi previsti dalla normativa: pensionamento, oppure in caso di inabilità, inoccupazione oltre i 48 mesi o in caso di premorienza. Tutti gli iscritti di Cometa che usciranno per questi eventi (oltre che alle anticipazioni per spese sanitarie) otterranno un rendimento agganciato all'andamento del tasso massimo garantibile sui contratti assicurativi di ramo VI, secondo quanto prevede la convenzione del fondo che scadrà nel 2020. Chi aderisce al comparto garantito di Prevaer, invece, ottiene la garanzia anche in caso di trasferimento verso un'altra linea il cui benchmark è quello del trattamento di fine rapporto. Meno accentuata la dispersione statistica di rendimenti dei comparti bilanciati con Foncer, Priamo, Quadri e Capi Fiat e Telemaco in rialzo, mentre segnano un calo quelli di Astri, Arco, Fopen, Gommaplastica e Previlog.
In ogni caso i recenti interventi dell'Esecutivo in materia di pensione hanno alzato l'attenzione per il secondo pilastro – dal gap previdenziale, al sistema contributivo, alle indicazioni sui vantaggi fiscali –, con evidenti ricadute anche per i fondi pensione di categoria. Pur risentendo in parte della crisi economica, che non agevola certo le nuove adesioni ai negoziali, molti di loro mostrano un legame serrato con i propri iscritti. Emblematico il caso di un aderente a Fondenergia (vincitore tra l'altro dell'edizione 2011 degli Ipe Awards come miglior fondo pensione italiano): «Oltre al proprio flusso di contribuzione – racconta Alessandro Stori, direttore del fondo - questo nostro iscritto ha deciso di versare nella propria posizione 30mila euro. La quota eccedente i 5164,57 euro non è immediatamente deducibile dall'imponibile dell'anno in corso, ma lo sarà dal montante finale al momento del pensionamento, riducendo la quota tassata al 15%» (a scalare fino al 9%, per adesioni di lungo termine, n.d.r.).
«È successo anche a noi – spiega Alessandro Ruggini, direttore generale di Previambiente –; registriamo diversi conferimenti dell'ordine del 10mila euro e non sono pochi gli iscritti che versano una quota rilevante del proprio stipendio, dal 3 al 7%. D'altronde, prosegue Ruggini, dopo dodici anni di attività siamo percepiti, all'interno di un quadro preoccupato, come soggetti sicuri per il risparmio degli italiani. Costiamo poco e non facciamo correre grandi rischi. È stato importante l'incontro pubblico con i nostri iscritti, che hanno dialogato con i nostri gestori e l'advisor, al quale ha partecipato anche Covip».
di Andrea Curiat, Marco lo Conte - Il Sole 24 Ore - 21 gennaio 2012